Watson, 79 anni, lo scienziato che nel 1962 vinse il Nobel in medicina per il suo contributo alla scoperta della struttura del Dna, oggi alla guida di uno dei principali centri di ricerca scientifici degli Stati Uniti, si è attirato le proteste per le osservazioni razziali e razziste che ha formulato al suo arrivo in Gran Bretagna, dove è impegnato in una serie di conferenze, di cui una al museo della scienza a Londra.
La Commissione per i diritti umani, che in Gran Bretagna ha appena sostituito quella per l'eguaglianza razziale, ha subito fatto sapere che sta studiando parola per parola le dichiarazioni di Watson.
Lo scienziato ha argomentato che "è un desiderio naturale" che tutti gli esseri umani siano uguali, ma "chi ha a che fare con dipendenti di colore pensa che questo non sia vero". Keith Vaz, parlamentare laburista, ha risposto che "è triste vedere un uomo di scienza di questo livello abbandonarsi a commenti senza alcun fondamento scientifico e così offensivi che, sono sicuro, la comunità scientifica respingerà in quanto pregiudizi personali del dr. Watson".
Nel 1997, ricorda l'Independent, lo stesso Watson dichiarò alla stampa britannica che una donna doveva avere il diritto di abortire se un test avesse potuto determinare la natura omosessuale del nascituro. In seguito suggerì un legame fra colore della pelle e comportamento sessuale: i neri avrebbero una libido maggiore, il che giustificherebbe un monitoraggio scientifico e ingegneristico in campo genetico sull'assunto che la "stupidità" possa essere un giorno curata. Watson è arrivato anche a sostenere che la bellezza può essere fabbricata geneticamente: "La gente dice che sarebbe terribile se rendessimo belle tutte le ragazze. Io penso che sarebbe grandioso".
Steven Rose, professore delle scienze biologiche alla Open University e membro fondatore della Società per la responsabilità sociale nella scienza, ha commentato: "E' la teoria più scandalosa di Watson. Ha detto cose simili sulle donne in passato, ma non lo avevo mai sentito trattare argomenti genuinamente razzisti".
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